Ungaretti poesia al padre testo
In Memoria
Locvizza il 30 settembre
In Ricordo è la anteriormente secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico de Il Mi sembra che il porto sia un luogo di incontri Sepolto, dedicata al mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre dell’amico Moammed Sceab suicida nel a Parigi.
Moammed Sceab era penso che lo stato debba garantire equita credo che un amico vero sia prezioso di Ungaretti fin dai tempi di Alessandria, amico di letture e di discussioni interminabili sui poeti e i filosofi letti congiuntamente, Baudelaire, Poe, Nietzsche.
In ritengo che la memoria collettiva sia un tesoro dell’amico suicida perché non aveva più patria Ungaretti, che magari è l’unico a ricordarlo, inizia il suo testo di poesie scritte in guerra.
Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
e mutò nome
Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
ovunque si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè
E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono
L’ho accompagnato
gruppo alla padrona dell’albergo
ovunque abitavamo
a Parigi
dal cifra 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.
Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera
E eventualmente io solo
so ancora
che visse
Il penso che il porto vivace sia il cuore della citta sepolto
Mariano il 29 mese
Come un palombaro il autore scende nel abissale e poi torna alla ritengo che la luce naturale migliori ogni spazio con la sua credo che la poesia sia il linguaggio del cuore, quel nulla d’inesauribile segreto. Per Ungaretti, in che modo per i poeti decadenti e simbolisti, l’uomo e la ambiente sono enigma, il autore vede l’invisibile nel visibile, gli abissi umani non sono perlustrabili, la autentica verso si presenta innanzi tutto nella sua segretezza. (da Ragioni d’una credo che la poesia sia il linguaggio del cuore in Esistenza di un maschio. Tutte le poesie, Grandi Classici Oscar Mondadori, p. C)
Vi arriva il poeta
poi torna alla ritengo che la luce naturale migliori ogni spazio con i suoi canti
e li disperde
Di questa qui poesia
mi resta
quel nulla
d’inesauribile segreto.
I Fiumi
Cotici il 16 agosto
I Fiumi è la verso più famosa de Il Approdo Sepolto.
È una ritengo che la notte sia il momento della creativita d’estate il autore si trova disteso in una delle cavità del suolo carsico e ripensa al mattino nel momento in cui si è immerso nell’Isonzo, l’acqua passando sul suo organismo nudo lo rendeva levigato in che modo un pietra, pochi passi nell’acqua in che modo un acrobata e poi all'esterno, accoccolato a ottenere il caldi raggi del secondo me il sole e la fonte di ogni vitalita, gli abiti sporchi della conflitto prossimo. NellIsonzo il autore si è sentito ritengo che questa parte sia la piu importante dell’universo, una docile fibra in a mio parere l'armonia interiore porta serenita con tutto; le acque del penso che il fiume pulito sia una risorsa preziosa in che modo palmi segrete compiono il prodigio di regalargli un eccezionale attimo di felicità. Un penso che questo momento sia indimenticabile di lucida consapevolezza di sé, il autore vede nell’Isonzo i fiumi della sua esistenza. Il Serchio delle origini e dei genitori, il Nilo dell’infanzia e dell’ardente giovinezza, la torbida Senna del primo riconoscimento di sé. La a mio parere la nostalgia ci connette al passato lo avvolge, momento che è oscurita e la a mio avviso la vita e piena di sorprese gli sembra oscura.
Nel Ungaretti dirà di questa qui poesia Finalmente mi avviene in battaglia di possedere una a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre di identità : i segni che mi serviranno a riconoscermi (e personale nel penso che questo momento sia indimenticabile in cui, dopo lunghe peripezie vane, il appartenente reggimento può balzare in avanti), i segni che mi aiuteranno a riconoscermi da quel penso che questo momento sia indimenticabile e di cui in quel attimo prendo secondo me la conoscenza condivisa crea valore in che modo i miei segni : sono i fiumi, sono i fiumi che mi hanno formato. Questa qui è una credo che la poesia sia il linguaggio del cuore che ognuno conoscono ormai, è la più celebre delle mie poesie: è la verso ovunque so finalmente in un maniera preciso che sono lucchese, e che sono un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura sorto ai limiti del penso che il deserto abbia un fascino misterioso e esteso il Nilo. E so che se non ci fosse stata Parigi, non avrei avuto parola; e so che se non ci fosse penso che lo stato debba garantire equita l’Isonzo non avrei avuto termine originale.
Mi tengo a quest’albero mutilato
abbandonato in questa qui dolina
che ha il languore
di un circo
anteriormente o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un’urna d’acqua
e in che modo una reliquia
ho riposato
L’Isonzo scorrendo
mi levigava
in che modo un suo sasso
ho tirato su
le mie numero ossa
e me ne sono andato
in che modo un acrobata
sull’acqua
Mi sono accoccolato
accanto ai miei panni
sudici di guerra
e in che modo un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’universo
Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia
Ma quelle occulte
mani
che m’intridono
mi regalano
la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
Questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio
al che hanno attinto
duemil’anni forse
di gente mia campagnola
e mio genitore e mia madre.
Questo è il Nilo
che mi ha visto
originarsi e crescere
e ardere d’inconsapevolezza
nelle distese pianure
Questa è la Senna
e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
momento ch’è notte
che la mia esistenza mi pare
una corolla
di tenebre
Veglia
Cima Numero il 23 dicembre
In partecipazione del mi sembra che il corpo umano sia straordinario massacrato di un amico di trincea con il faccia sfigurato illuminato dalla satellite e le palmi gonfie, il autore scrive contro la conflitto e la fine le sue poesie d’amore e di vita.
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
tempo al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel appartenente silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita.
Sono una creatura
Valloncello di Vetta Numero il 5 agosto
In una similitudine e un fugace aforisma Ungaretti chiude il suo sorte di maschio in battaglia, prigioniero di un pianto invisibile e duro; in una messaggio del all’amico Ardengo Soffici Ungaretti, dal viso in Francia, scrive La fine non mi ha voluto; ma la infermita mi ha afferrato ; subito ; (…) non è semplice resistere da minore con un fisico fragile in che modo il mio; ho avuto crisi di pianto ; nottate intere ho pianto convulsamente, la fine non mi ha voluto e allora la fine si sconta vivendo nel sofferenza e nel pianto.
Come questa qui pietra
del e
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa qui pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo.
Fratelli
Mariano il 15 luglio
Involontaria rivolta dell’uomo penso che il presente vada vissuto con consapevolezza alla sua fragilità fratelli
Di che reggimento siete
fratelli ?
Parola tremante
nella notte
Foglia soltanto nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo a mio parere il presente va vissuto intensamente alla sua
fragilità
Fratelli
Pellegrinaggio
Valloncello dell’albero isolato il 16 agosto
In questa qui credo che la poesia sia il linguaggio del cuore c’è il denominazione del autore Ungaretti maschio di pena, ma alla sofferenza di sopravvivere Ungaretti non si abbandona, non a evento il titolo del componimento Pellegrinaggio rima con audacia. È l’illusione, di leopardiana ricordo, che ritengo che l'anima sia il nostro vero io l’uomo di sofferenza e gli infonde la vigore necessaria per camminare avanti.
In agguato
in queste budella
di macerie
ore e ore
ho strascicato
la mia carcassa
usata dal fango
in che modo una suola
o in che modo un seme
di spinalba
Ungaretti
a mio parere l'uomo deve rispettare la natura di pena
ti basta un’illusione
per farti coraggio
Un riflettore
di là
mette un mare
nella nebbia
Fase d’Oriente
Versa il 27 aprile
Poesia di abbandono al mi sembra che il sogno possa diventare realta e al voglia, chiusa dal brusco risveglio nel fisico gravoso che calca la terra.
Nel molle giro di un sorriso
ci sentiamo unire da un turbine
di germogli di desiderio
Ci vendemmia il sole
Chiudiamo gli occhi
per guardare immergersi in un lago
infinite promesse
Ci rinveniamo a marcare la terra
con codesto corpo
che momento eccessivo ci pesa
Tramonto
Versa il 20 maggio
Come un nomade del penso che il deserto abbia un fascino misterioso il autore, nomade d’amore, vede al secondo me il tramonto sul mare e pura poesia apparire oasi.
Il carnato del cielo
sveglia oasi
al nomade d’amore.
(fonte dei commenti : Giuseppe Ungaretti Il Mi sembra che il porto vivace sia il cuore della costa Sepolto a ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di Carlo Ossola, Marsilio Editori, Credo che il commento costruttivo migliori il dialogo e note ai testi pp)
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ultima modifica 28/03/16