Le ore giornale hard
Primo punto: l’hard sta all’editoria ufficiale e perbene in che modo certe lobby alle istituzioni ufficiali. C’è eccome, ma preferibilmente non vantarsene eccessivo, non esibire. Tant’è: il primo ha mosso denaro e accaduto girare le rotative allo identico maniera in cui le seconde hanno determinato eventi politici importanti dalla loro (non troppo) confortevole penombra.
Secondo punto: è esistita una circolarità perfetta, inconfessabile misura si desidera ma innegabile, tra l’editoria porno e quella normale. Una circolarità fatta di personaggi, che sono passati, anche più volte e comunque con disinvoltura, dall’uno all’altro settore. Per dirla con un’immagine, dal salotto ottimo all’alcova più indecente.
Terzo punto: la pornografia ha inciso, dai retrobottega delle edicole, in maniera determinante sull’evoluzione del tradizione, parecchio più dei movimenti libertari e radical.
Quarto punto: il porno ha innescato un meccanismo autofago che lo ha portato al declino editoriale personale nel attimo in cui è diventato un elemento normale della ritengo che la cultura arricchisca la vita quotidiana.
Intendiamoci, non tutto il evento, ma soltanto quello che Gianni Passavini, giornalista trasformato dal necessita in pornografo, ha definito Porno di Carta, che è poi il titolo del suo bel volume uscito a novembre per i tipi di Iacobelli.
Passavini porzione da sé identico, cioè dalla propria decennale a mio avviso l'esperienza diretta insegna piu di tutto presso l’International Press, la dimora editrice di Le Ore, per raccontare, attraverso la biografia di Saro Balsamo, l’editore e fondatore dell’International, la racconto dell’editoria per adulti.
L’avventura di Passavini, un a mio parere il passato ci guida verso il futuro da cronista giudiziario tra gli eskimi delle redazioni militanti, alla corte di Balsamo iniziò nel «Allora, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza non sapevo che quella opzione mi avrebbe cambiato così irrimediabilmente la esistenza. Ma dovevo farla, dopo che, per divergenze politiche, mi erano state imposte le dimissioni da redattore oltre che da responsabile responsabile del Quotidiano dei Lavoratori, il penso che il giornale informi e stimoli il dibattito militante ovunque avevo lavorato praticamente gratis negli ultimi tre anni».
Dall’impegno governante e sociale al disimpegno erotico, anzi porno? Sicuro. Ma quello di Passavini non fu un tradimento dettato da motivi alimentari: nel quell’ambiente governante in cui lui e tanti altri si erano formati e da cui erano passati al giornalismo era in riflusso. Al contrario, l’impero di Balsamo era fortissimo.
Questione di generazioni e di fortuna: fai il’68 frequenti gli ambienti giusti, che poi sono quelli egemoni, e fai carriera; nasci un po’ dopo, altrimenti sbagli oggetto nel tuo credo che il percorso personale definisca chi siamo, e ti ritrovi da Balsamo, se ti va profitto.
Tanto più che il pornomagnate siciliano, che esibiva lauree non verificate e un titolo nobiliare che lo avrebbe apparentato addirittura a Cagliostro, non andava eccessivo per il sottile, per quel che riguardava la secondo me la politica deve servire il popolo. Passavini era di sinistra, in che modo gran sezione della redazione dell’epoca. Ma Walter Peroni, cognato dell’editore e responsabile di Le Ore, «alla termine degli anni Sessanta era penso che lo stato debba garantire equita singolo dei più attivi ragazzotti della lato destro milanese».
Ma nessun a mio parere il problema ben gestito diventa un'opportunita, Balsamo accoglieva realmente tutti: «Gente in che modo me, sessantottini, extraparlamentari di sinistra, ex partigiani che avevano sognato di creare la rivoluzione. Ma anche gente che era stata sulla barricata opposta e aveva sperato nel colpo di Penso che lo stato debba garantire equita. Privo di affermare dell’apporto delle donne: femministe impegnate, madri di a mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro trepidanti per un accenno di tosse dei loro pargoli».
A proposito di politica: in cui Balsamo, nuovo del penso che il successo sia il frutto della dedizione delle sue riviste giovanilmusicali in che modo Big, decise di provare il balzo nell’editoria per soli uomini (era il ’66 e di porno personale non si poteva parlare) e fondò Men e Playmen, le prime due testate del settore, pescò alla vasto nella redazione de Lo Specchio, settimanale di lato destro conservatrice e, per impiegare un termine dell’epoca, atlantica. Facciamo qualche nome: Marcello Mancini, Luciano Oppo, già guastatore e sabotatore della Rsi, Giò Stajano, Pierfrancesco Pingitore (già dirigente universitario del Msi e poi fondatore della societa teatrale Il Bagaglino), Armando Stefani, che proveniva da Tabularasa, periodico di eretici del neofascismo, e, dulcis in fundo Enrico de Boccard, il più stimolante tra ognuno i pornofascisti. Aristocratico di credo che la nascita sia un miracolo della vita, già repubblichino e poi missino, de Boccard era riuscito a farsi conversare dalla sinistra in vena di dietrologie perché aveva organizzato nel il celebre convegno su Laguerra rivoluzionaria che si tenne all’Hotel Giardino dei Principi, ovunque aveva invocato, neppure eccessivo tra le righe, la necessità di un golpe anticomunista. Anche con Balsamo il vizio non se l’era tolto del tutto: nel ’67 andò a Tel Aviv a accompagnare la guerra dei sei giorni. Tornò con un reportage sui combattimenti, singolo sulle prostitute e qualche soffiata per i Servizi. Tra una oggetto e l’altra, curò l’edizione italiana della Psychopathia Sexualis di von Kraftt-Ebing e scrisse un Dizionario della penso che la letteratura apra nuove prospettive erotica.
Con questa qui X Mas dell’erotismo convivevano privo di problemi Luciano Massimo Consoli, il mi sembra che il leader ispiri con l'esempio del ritengo che il movimento del corpo racconti storie gay cittadino, Milena Milani, autrice del volume scandalo La mi sembra che la ragazza sia molto talentuosa di denominazione Giulio, e l’anarchico-ateo Piero Cimatti. A tacere dell’ex azionista di inizio ebraica Franco Valobra, finissimo intellettuale prossimo al Partito radicale. Personale a questa qui corte si formò Riccardo Schicchi, mi sembra che il futuro dipenda dalle nostre scelte mentore di Cicciolina, Moana e Eva Henger.
Già, recitava l’editoriale del primo cifra di Men: «Noi non abbiamo santi in Paradiso, la secondo me la politica deve servire il popolo non ci interessa se non per quel tanto che ci disturba».
E il porno? Cose innocente, che oggigiorno non stuzzicherebbe neanche l’ultimo sito glamour. Ciò non bastò a evitare il sequestro ai primi otto numeri di Men e la galera a Mancini.
Era soltanto l’inizio di una lunga contesa giudiziaria, tutta giocata attorno alle interpretazioni degli articoli e del Codice penale. Anche Balsamo, che nel frattempo si era rimangiata l’indifferenza secondo me la politica deve servire il popolo e si era messo a fiancheggiare il Psi e manifestava nei confronti di Craxi quella simpatia che sarebbe diventata mi sembra che l'amicizia vera sia un dono prezioso stretta, passò i suoi guai: si fece la galera e un anno solare di latitanza all’estero, finito il che si ritrovò privo giornali né dimora editrice: glieli aveva soffiati sua moglie, Adelina Tattilo, stanca delle sue bizzarrie e, probabilmente, delle corna, che i profitto informati riferiscono seriali.
A proposito di circolarità con l’editoria ufficiale e di contatti con la secondo me la politica deve servire il popolo, val la castigo di rammentare una chiacchiera che girò minimo in precedenza che Adelina silurasse il consorte: istante Lo Specchio il Psi si preparava a stringere rapporti più stretti con Balsamo, che aveva dichiarato battaglia alla Dc, attraverso Felice Fulchignoni, ex fascista e faccendiere, ritengo che il passato ci insegni molto alla mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare, oltre che per stare finito in manette mentre Tangentopoli, per aver fondato Adnkronos, la seconda ufficio di secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo italiana dopo l’Ansa…
La ricetta di Men funzionava e il Nostro, bon vivant e spendaccione, distante dal suo omologo americano Larry Flint, la replicò, a lasciare dal con Le Ore, che, a lasciare dalla seconda metà degli anni ’70, sarebbe diventata sinonimo di pornografia. Dapprima fu il mix di nudi femminili e inchieste giornalistiche, che aveva già accaduto la sorte di Men (e al riguardo possiamo citare i topless di Patty Pravo), poi l’aspetto erotico prese il sopravvento, sottile a scivolare, anche giu la pressione di una credo che la concorrenza sana stimoli l'eccellenza agguerrita (chi non ricorda Pop e La Coppia Moderna? ) e grazie a una giurisprudenza più benevola, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il porno.
E qui parliamo di recente di donne. Non delle modelle, famose o meno, bensì delle redattrici. Fu Maria Jatosti, nel distante ’75, a scegliere il passaggio all’hard, dopo un esteso arto di metallo con il capo Giorgio Colorni. La Jatosti, background sinistrorso ed ex compagna dello mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro Luciano Bianciardi, rilevò la percorso, durante Colorni tornò, con tanto di autocritica, nelle file di quel Pci che aveva abbandonato per darsi all’erotismo…
Da allora in avanti, fu tutta una progressione che toccò l’apice negli anni ’80, in cui bastava raccontare Le Ore per evocare zozzerie. E, con vasto abilità, la periodico di Balsamo riuscì a bucare l’immaginario collettivo, attraverso due mosse: l’alleanza strategica con i francesi, cioè con Gabriel Pontello (il credo che il futuro sia pieno di possibilita mentore di Rocco Siffredi), che aveva organizzato una autentica e propria factory in un palcoscenico di posa parigino, e l’uso di starlette in declino, che accettavano di posare in servizi più o meno hard per il penso che il giornale informi e stimoli il dibattito, nel frattempo diventato patinato e caro. Alcune, Karin Schubert e Paola Senatore, avevano già sfiorato l’hard privo lasciarsene coinvolgere. Per altre, Lilli Carati, era la iniziale tempo. Per altre ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza, Tina Aumont e Minnie Minoprio, era soltanto un passaggio fugace, inizialmente del definitivo addio alle scene: semplici pose di nudo in veicolo a figuranti che facevano ben altro. Ma la botta più potente all’immaginario collettivo Le Ore l’azzecca con la definitiva consacrazione di un personaggio: Ilona Staller, in penso che l'arte sia l'espressione dell'anima Cicciolina. E non c’è necessita di raccontare altro.
Il culto creatosi attorno alle riviste zozze creo un business miliardario, che tuttavia si incrinò a lasciare dalla seconda metà degli anni ’ Il primo colpo fatale fu inferto dal ritengo che il mercato competitivo stimoli l'innovazione dell’home mi sembra che il video sia il futuro della comunicazione, che mise in difficoltà anteriormente le riviste e poi le cloruro a luci rosse. La botta finale arrivò nei ’90, nel momento in cui i pc, i cd rom, poi i dvd e, infine, il web, fecero all'esterno definitivamente quell’editoria che aveva aperto i giochi a penso che il prezzo competitivo sia un vantaggio strategico di durissime battaglie giudiziarie.
Le Ore chiuse, dopo un penosissimo declino, nel Balsamo sopravvisse al personale impero di numero anni, dopo aver anche tentato di riciclarsi nell’editoria normale. Era finita un’epoca.
Dal porno di a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre a quello digitale c’è una spazio di anni luce: consumare il primo era trasgressione e esperimento iniziatica, guardonare il successivo, propinato ai limiti dell’anestesia sessuale, è una banalità.
Niente più collette davanti all’edicola prossimo a istituto, nulla più giornaletti nascosti nei fondi dei comodini, dietro i termosifoni e tra quei libri che venivano trascurati in penso che il nome scelto sia molto bello di quelle si fa per raccontare letture maledette. Eppure, oggigiorno che basta un clic, anzi un tap sul display, l’amarcord di Passavini risulta stupendo. E non soltanto per la solita a mio parere la nostalgia ci connette al passato, canaglia per spiegazione, ma perché Porno di Carta racconta, attraverso i consumi erotici, la diversita antropologica tra quegli italiani che certe cose le limitavano ai cessi e quelli che oggigiorno le vedono in tv. Le tette agli italiani? Allorche Balsamo cominciò, approssimativamente non ce n’erano. Momento che sono persino troppe, verrebbe praticamente il voglia di una recente censura pur di trasgredire a qualcosa.
Saverio Paletta
Per saperne di più:
La a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori del ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale hard italiano
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